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Come utilizzare le storie in una strategia di social marketing

Correva l’anno 2011 quando Evan Spiegel, Bobby Murphy e Reggie Brown, tre studenti dell’Università di Stanford inventarono un’applicazione che avrebbe stravolto completamente l’utilizzo dei social network. Di certo lo speravano, ma dubito lo avessero immaginato quando pubblicarono Snapchat.

Si inventarono una cosa che oggi usiamo e vediamo ovunque, magari su piattaforme diverse, ma le conosciamo bene: ossia la possibilità di inviare messaggi di testo, foto e video visualizzabili solo per 24 ore. Dopo questo periodo, questi contenuti si cancellano!

Vabbè, so che stai pensando “Ma non potevi dire INSTAGRAM | FACEBOOK STORIES o STATI di Whatsapp?”. Forse facevo prima, è vero.

Con il mese di gennaio 2019, la piattaforma di condivisione di foto Instagram ha registrato 500 milioni di utenti attivi giornalieri in tutto il mondo, rispetto a 400 milioni di utenti globali nel giugno 2018!

(Fonte Statista)

 

C’è anche un’altra statistica abbastanza interessante e viene da techcrunch.com.

(Fonte techcrunch.com)

 

Sia le storie su Facebook, che quelle su Instagram, che gli stati di WhatsApp (che sono sempre della stessa famiglia) raggiungono 500 milioni di utenti giornalieri a testa!

Clamoroso anche il paragone con Snapchat, che inventò questo particolare strumento.
Ieri sera ho fatto un accesso sul mio account Snapchat (veramente ho dovuto installare nuovamente l’app, perché l’avevo cancellata tempo fa) e tra tutte le persone che seguo, non c’era neanche una storia. Sarò anche fuori target, ma direi che i miei “amici” hanno fatto quel che ho fatto io qualche anno fa, ossia cancellato l’app per usare solo le altre piattaforme.

(Nota: i filtri di Snapchat però sono i più divertenti!)

È palese che questi contenuti veloci, con una scadenza fissa abbiano due conseguenze molto molto importanti: da un lato un aumento della permanenza degli utenti sulle piattaforme social, dall’altro un aumento delle aperture delle stesse app, proprio per non perdersi i contenuti.

Cosa pubblicare nelle INSTAGRAM STORIES?

Le STORIES sono utili per:

  • aggiornamenti rapidi, piccoli e quotidiani. Gestisci un hotel? Nelle storie puoi pubblicare la preparazione di un piatto, mentre nel feed la foto del piatto pronto per essere servito;
  • immagini “leggere” e frivole. Ci vengono in aiuto le GIF, i sondaggi, la musica, i quiz, la possibilità di fare domande o di inserire un countdown e, da pochissimo, la possibilità di creare addirittura una chat;

Le STORIES invece, non vanno bene per:

  • aggiornamenti “ufficiali”. O meglio, possono essere un rafforzativo di un post del feed, ovviamente fatto in modo diverso, visto che hanno la solita scadenza;
  • aggiornamenti basati prevalentemente su testo. È vero che si possono fare storie “testuali”, è vero anche che qualche slide consequenziale con del testo può essere coinvolgente, ma non esageriamo.
  • Ovviamente, non vanno bene per foto, video, contenuti che vogliamo salvare e rendere fruibili anche dopo le 24. Anche se poi, per queste, si potrebbero sfruttare le storie in evidenza affinché la loro vita non termini dopo solo una giornata.

Tutti pazzi per le storie di Instagram… ma perché?

Il motivo principale è proprio la scadenza del contenuto. Questo fa sì che venga percepito come più spontaneo e autentico.
Avete presente il principio della scarsità che usano tutti i più grossi portali turistici?

“Solo 4 camere rimaste sul nostro sito!”
“Ultima prenotazione per le tue date 22 ore fa”
“Ultima prenotazione per le tue date 1 ora fa”
“L’hai persa!
Le tue date sono popolari: abbiamo finito le camere qui! Dai un’occhiata qui sotto.”
“5 prenotazioni per le tue date nelle ultime 6 ore sul nostro sito”

ecc ecc

È sufficiente aprire Booking.com e fare una semplice ricerca per sbattere contro queste dinamiche.

Booking.com sa bene cosa il timore di perdere un’occasione scateni nella mente umana. Stessa cosa succede con le storie. L’apprensione di perdere un contenuto di una persona che seguiamo, ci spinge ad entrare spesso e “dare un’occhiata”.

Un altro motivo possiamo trovarlo nella facilità di utilizzo delle storie. Ci riuscirebbe anche un bambino. Poi sono in continua evoluzione, come dicevo prima: sondaggi, chat, interazioni.
Dai, siamo sinceri, Mark sa il fatto suo!

Ultima cosa, ma non per importanza, i contenuti sono generati in maniera amatoriale e mai professionale. Tutto questo avvicina l’utente all’azienda e rende tutto più apprezzabile.

Le storie devono aiutare, intrattenere, a volte fornire soluzioni, mostrare ai followers cosa succede dietro le quinte.

Possiamo anche promuovere particolari prodotti o servizi, possiamo naturalmente sfruttare questa vetrina anche per promozioni esclusive, magari dedicate solo ai fan / followers.
Sono utili anche per testare argomenti, avere feedback su particolari servizi. Ok, confesso, ho giurato che non avrei parlato di storytelling e non lo farò.

Vediamo qualche esempio. Sono molto carine le storie di Starbucks che utilizzano la lingua dei segni (American Sign Language, ASL). Ed ovviamente, chi si occupa di queste cose? Lo staff, con la loro bella divisa, contestualizzate nei locali.

 

Altro profilo particolarmente attivo è quello di Calzedonia. Usano spesso le storie per interagire con i fan (o meglio, forse le fan).

Anche Italo Treno cerca di coinvolgere i fan e, con “delicatezza”, propone anche un post commerciale.

Si possono anche far interagire gli utenti, (Mulino Bianco) e poi condividere storie, come fa anche Puma. Mica male avere contenuti già pronti!

Sicuramente dipende dal mio target e dai miei gusti, ma mi sembra che le attività più intense le abbiano le squadra sportive. Calcio o basket, indistintamente.
Juventus, Milan, Inter, Lazio o Roma che sia.
Sixers, Celtics, Raptors, Clippers o Lakers che siano.

Indubbiamente gli argomenti che trattano questi profili sono perfettamente in linea con lo strumento. Risultati, presentazioni di giocatori, marcatori, azioni delle partite,… si prestano tantissimo ad Instagram ed in particolare alle storie.

 

Feed vs Stories: chi vince?

Una domanda, però, sorge spontanea. È meglio pubblicare sul feed o nelle stories? Come sempre accade, non c’è una risposta “giusta”.
Però ci sono aspetti che tutti dobbiamo considerare per rispondere a questa domanda. Ad esempio, che la maggior parte degli utenti che scorrono il feed di Instagram lo fanno senza audio attivo. E che, invece, circa il 70% delle storie sono guardate con l’audio attivato.

Ci viene in aiuto questa statistica fatta da Animoto, che non fa altro che confermare quello che pensiamo.

Non esiste una regola che possa accontentare tutti, esistono strumenti e possibilità, sta a noi sfruttarli al meglio!
La visualizzazione a tutto schermo delle storie è molto più chiara e distrae meno l’utente, rispetto ad un semplice post del feed, dove chi naviga ha più possibilità di essere “incantato” da altre storie o da post sopra o sotto. Specialmente nei cellulari più grandi, un post quadrato ci consente di vedere le storie sopra o i commenti del post precedente.

Una ricerca fatta da Metricool, invece, ci dice che il numero di impressions ricevute da un post sul feed è 3,92 volte superiore rispetto alle impressions ottenute da una storia, di certo in questo caso incide anche il fatto che la storia ha solo 24 ore di tempo per essere vista, mentre la vita di un post è praticamente “infinita”.

Anche analizzando la portata, pare vinca un post rispetto alla storia, raggiungendo oltre il triplo di persone.

Ma cosa ne pensano gli utenti? Questa recente statistica di blogmeter.it ci dice che 1 navigatore su 3, di Facebook ed Instagram, preferisce le storie ai post! Ma soprattutto, come vedi sotto, la percezione è che SONO PIÙ GENUINE, NON SONO FINTE. Direi che è un’informazione molto molto interessante. Non credi?

E tu che rapporto hai con le STORIE?

(Fonte blogmeter.it)

(Fonte blogmeter.it)