Mi è capitato di imbattermi in accese discussioni riguardanti la differenza tra DPI e PPI, argomenti che orbitano attorno al mondo della grafica digitale e della stampa.
Negli anni si sono spese molte parole che il più volte sono state fonte di intensi dibattiti, si tratta di due grandezze distinte che spesso vengono invertite o considerate equivalenti.
Anche a me è capitato spesso di considerare i PPI dei DPI semplicemente per abitudine (e sono subito stata ripresa dai più attenti!), ma so quale è la differenza e ora cerco ora di fare chiarezza.
Cosa sono i DPI
Con il termine DPI si identifica un’unità di misura utilizzata nella stampa, il suo significato è “dot per inch” ovvero punti per pollice e definisce i punti che una stampante incide su una linea lunga un pollice, cioè 2,54 cm.
Maggiore è il numero di punti per pollice, più alta è la definizione della stampa e più l’immagine risulta nitida e definita.
Solitamente è un termine che viene utilizzato per la stampa, perché fa riferimento ad una densità fisica, rappresenta infatti il numero di punti stampati per ogni pollice.
Cosa sono i PPI
Quando invece si ha a che fare con immagini digitali e la loro visualizzazione a video, il termine da utilizzare è PPI ovvero “pixel per inch”, rispetto ai DPI, la parola dot viene sostituita da pixel ed indica quanti pixel ci sono per pollice, anche in questo caso, più è elevato il numero e più l’immagine appare nitida.
Cos’è la risoluzione
Prima però di procedere con l’illustrazione delle principali differenze, è necessario introdurre il concetto di “risoluzione”. Con questo termine si indica infatti la qualità dell’immagine, definita dalla nitidezza, ma anche dalle sue dimensioni.
Ma non va dimenticato che la risoluzione può anche essere definita dal numero di punti o di pixel per pollice.
Rapporto tra DPI e PPI
La confusione che si fa spesso con questi due termini nasce dal fatto che molti addetti ai lavori non spesso non sanno oppure ignorano la differenza e tendono ad approssimare queste due unità di misura.
Tale confusione è anche generata dall’utilizzo di programmi che tendono a considerare equivalenti le due grandezze.
Questo errore grossolano di approssimazione di DPI al posto di PPI è spesso dettato dall’abitudine, molte volte ci sono incappata anche io in questa problematica legata soprattutto all’abitudine. Sono due termini che vengono spesso trattati come sinonimi anche se in realtà non lo sono.
I DPI sono rappresentati da punti e riguardano la stampa, i PPI invece da pixel e sono riferiti al display. I DPI indicano quanti punti sono necessari se messi uno accanto all’altro dalla stampante per ogni pollice, mentre i PPI invece sono relativi al mondo digitale e indicano i pixel e la loro riproduzione, ovvero la densità a video di questi.
Pertanto quando ragioniamo a video, il termine 300 dpi non è corretto, ma i valori che contano sono quelli della risoluzione dettata dalle sue misure di base per altezza e la misura di questa superficie fornisce il valore di megapixel dell’immagine.
Inoltre la risoluzione di un’immagine digitale a video può incidere sulla qualità dell’immagine stampata. In fase di stampa molti servizi richiedono un certo livello di DPI, ma facendo riferimento ai DPI molto spesso intendono PPI.
Da cosa è composta l’immagine
Quando lavoriamo a video, l’immagine è composta da tanti pixel. La moltiplicazione dei pixel di base e altezza ci fornisce la superficie totale dell’immagine ed il suo valore di megapixel.
Se l’immagine sulla quale stiamo lavorando misura 960×633 pixel a 300 ppi e vogliamo aumentarla di dimensioni e portarla ad un formato superiore, mantenendo invariato il numero di pixel per pollice, notiamo che all’aumentare della superficie il numero di pixel utilizzati resta invariato, ma a cambiare è quello di pixel per pollice che diventa minore definendo un’immagine si più grande, ma con una nitidezza inferiore. L’immagine in questo caso perde di qualità, con dettagli meno definiti.
Dal digitale al processo di stampa
Lavorando a video ed impostando i valori dell’immagine lavoro con PPI, definisco la risoluzione che voglio per la mia fotografia e le sue dimensioni.
Utilizzando dei valori elevati di PPI punto ad ottenere un’immagine ben definita e nitida.
Una volta salvata l’immagine si procede con la stampa, e la risoluzione di questa è specifica e varia a seconda del modello di stampante.
Per effettuare una stampa di qualità è necessaria una densità di 300 dpi, se volessimo stampare su un A4, il file in pixel misurebbe 2480×3508 con una risoluzione di 300 ppi. Nei casi in cui invece abbiamo necessità di stampare su grande formato come ad esempio dei cartelloni pubblicitari, che vengono visti a lunga distanza, la risoluzione può essere portata anche sotto i 100 dpi.
L’argomento in realtà è facile da comprendere, basta non farsi spaventare da questi acronimi!