Richiedi informazioni

I campi contrassegnati con * sono obbligatori

Sito protetto da Google reCAPTCHA.Privacy Policy Termini di servizio

tagvshashtag

Non scuotere la testa. Sono consapevole che l’argomento che ho scelto di affrontare oggi può sembrare banale e conosciuto ai più. Tuttavia è un errore che ho riscontrato abbastanza spesso nell’ultimo periodo e quindi vale la pena di prendersi qualche minuto per fare chiarezza. Si tratta di concetti base per chi gestisce un sito realizzato con WordPress e un account sui principali social network quindi, non mi offendo se ora decidi di chiudere la pagina (anche se in fondo troverai altre letture consigliate che potrebbero stuzzicare la tua attenzione).

Se invece hai letto il titolo prima con curiosità, poi con timore e infine con un pizzico di sudarella fermati qualche minuto: ho qualcosa da dirti che potrebbe esserti utile. Ma andiamo con ordine.

Cos’è un hashtag?

Questo neologismo composto dalle parole “hash” (cancelletto) e “tag” (etichetta) è stato creato qualche anno fa, agli albori di Twitter. La sua funzione principale è quella di facilitare la ricerca per argomento all’interno dei social network. Sostanzialmente si riesce a mettere ordine all’interno di ambienti nel quale le informazioni sono tante e velocissime. Questi “contenitori” di informazioni hanno il compito di raccogliere i post che trattano lo stesso tema. Attraverso gli utenti possono filtrare i contenuti in modo rapido. Con l’avvento di Instagram l’hashtag è stato definitivamente sdoganato ed è diventato il principale strumento con il quale gli utenti cercano visibilità organica (o spam, il confine è sempre molto sottile) sul principale social fotografico. Ed è qui che nascono i problemi. Ma ancora un attimo di pazienza.

Cos’è un tag WordPress?

Il significato concettuale è lo stesso. Si tratta sempre e comunque di un’etichetta che ha lo scopo di favorire la fruizione dei contenuti all’interno di un sito. Tuttavia per un sito può assumere grande importanza anche in termini di organizzazione logica degli stessi contenuti (è indifferente si tratti di articoli o prodotti), con impatto significativo anche agli occhi dei motori di ricerca.

In genere i contenuti di un sito sono organizzati con le categorie, secondo raggruppamenti di tipo verticale. Guarda ad esempio le categorie del blog che stai leggendo. Queste sono state create in funzione dei diversi professionisti che ti raccontano aspetti del loro lavoro ed è quindi facile poter trovare argomenti a loro affini, semplicemente scegliendo quale categoria ti interessa. Ma cosa succede nel momento in cui due professionisti si trovano a parlare di aspetti diversi dello stesso argomento? Ad esempio ognuno di noi può parlarti di qualcosa che riguarda Google, le categorie vanno bene tutte e nessuna allo stesso tempo.

Ci troviamo di fronte ad una tassonomia di tipo orizzontale ed il tag è lo strumento giusto per gestirla. Se nel tag cloud provi a cliccare sulla voce Google troverai argomenti suddivisi per un tema univoco che è diverso dalle categorie con le quali il sito è stato strutturato. Sia gli utenti che Google non possono che gradire un’organizzazione così pulita ed immediata.

Perché confondere hashtag e tag non è una buona cosa?

Se usi un tag come useresti un hashtag ci sono grandi probabilità che tu non esegua alcun ragionamento relativo alla gerarchia dei contenuti del tuo sito. Non ottieni nessuna visibilità aggiuntiva come potresti erroneamente pensare ragionando come fossi su Instagram. Generi soltanto pagine su pagine che contengono un solo articolo e non hanno alcuna spiegazione logica. In sostanza comprometti in modo significativo l’organizzazione del tuo sito e dei suoi contenuti agli occhi dei motori di ricerca e non offri alcun valore aggiunto ai visitatori del tuo sito. Inizialmente non succederà granché nel tuo piccolo sito ma, di mano in mano che crescerà, il problema potrebbe farsi sempre più serio e creare grandi ambiguità agli occhi dei motori di ricerca.

Perché utilizzarli correttamente può essere utile?

Vediamo un caso reale, oltre a quello visto prima. Rallyssimo (sì, lo so uso sempre questo per i miei esempi) è un sito di news sportive nel quale il nome dei piloti è usato come tag poiché le categorie principali servono per organizzare le news relative ai campionati nazionali ed internazionali. Un pilota può partecipare a più di uno contemporaneamente quindi, va considerato come tassonomia orizzontale.

Il risultato sono pagine intere di news accomunate dal fatto che parlano dello stesso pilota. Nessun lavoro di posizionamento specifico, nessun link creato e le performance delle pagine generate dai tag sono queste.

tag worpress

Ad esempio la parola chiave “Lorenzo Bertelli” presenta un volume di ricerca di 1000 e il sito è attualmente in sesta posizione su Google. Al momento il sito conta 182 tag coincidenti con nomi di piloti di rally.

Ora ti è più chiaro il motivo per il quale è bene usare i tag con metodo?