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06.08.2024

Ogni giorno sentiamo parlare di intelligenza artificiale. C’è chi dice che ci toglierà il lavoro, chi che ci ucciderà e chi non ne può più già fare a meno. In questo articolo cerchiamo di fare chiarezza su quello che è oggi l’AI: come è nata, chi la sta sviluppando, come va utilizzata, come la si può sfruttare nel marketing (con qualche applicazione da provare), come sarà in futuro e come potrebbe impattare sulle nostre vite e sul nostro lavoro. Lo facciamo attraverso 10 domande (+1) alle quali abbiamo provato a rispondere con informazioni utili e qualche buon esempio. Buona lettura!

Cos’è l’AI?

L’intelligenza artificiale è data dall’autonomia e dalla capacità di un computer di simulare l’intelligenza umana. Un computer che riproduce il funzionamento del cervello memorizzando e traendo conclusioni grazie a dei calcoli matematici. Più dati ha, più sarà in grado di capire le domande e fornire risposte e previsioni complete ed esaustive.

 

Come si “crea” l’AI?

Inizia con la raccolta di dati, seguita dalla creazione di istruzioni tramite funzioni matematiche. Questo modello viene migliorato con l’obiettivo di svolgere previsioni e dare risposte immediate in base ai dati che gli vengono chiesti e quelli che già sono in suo possesso. Essa può avere un apprendimento supervisionato, ovvero dato da una risposta automatica a una certa richiesta già prevista, oppure non supervisionato, quando genera una risposta a una qualsiasi richiesta grazie ai suoi calcoli matematici (ragionamenti) fatti sul momento.

In parole povere?

In parole povere, l’AI è un grande computer in grado di memorizzare enormi quantità di dati. Una volta raccolti, li analizza tramite dei calcoli matematici preimpostati e trae delle conclusioni.

Ad esempio può riconoscere immagini, scrivere testi, prendere decisioni o rispondere a domande. La qualità delle risposte dipenderà dalla quantità e dalla pertinenza dei dati in suo possesso. Per esempio Gemini, l’intelligenza artificiale di Google che ha a disposizione tutti i dati presenti nel motore di ricerca Google, o Copilot, l’AI di Microsoft che calcola tutti i dati presenti in Edge, il motore di ricerca di Microsoft.

Queste intelligenze artificiali possono fornire risposte con dati aggiornati in tempo reale grazie ai suoi motori di ricerca e fornire un riassunto di tutti i dati giudicati affidabili.

In questo aspetto differiscono dalla più famosa Chat gpt, la quale ha invece un grande database (memoria) di dati che devono però essere continuamente aggiornati manualmente.

 

Quando è nata e quali sono le principali aziende che sviluppano l’intelligenza artificiale?

Tutte le grandi aziende di tecnologia investono in AI: i già citati Microsoft con Copilot e Google con Gemini, Apple con Siri e Apple Intelligence, Meta con la realtà aumentata, Amazon con Alexa, e molte altre che sviluppano prodotti intelligenti o algoritmi.

In questi ultimi anni si è sentito spesso parlare di intelligenza artificiale, ma la sua storia inizia molti anni fa. Nel 1956, durante un evento scientifico, venne coniato il termine “AI” (Artificial Intelligence) e si discusse per la prima volta delle sue prospettive. Nello stesso anno venne presentato un primo computer in grado di risolvere problemi matematici in autonomia. La ricerca andò avanti a rilento a causa dei pochi investimenti e dei risultati non ancora clamorosi. La popolarità arriverà nel 2023 con la presentazione di Chat GPT 4, un’IA completa, in grado di dialogare come un umano, creare immagini, risolvere problemi, modificare e creare note audio e analizzare fogli di dati. Sviluppata da OpenAI, una società no profit nata nel 2015 dalla testa di Sam Altman e dalle tasche dei più grandi investitori della Silicon Valley, tra cui Jeff Bezos e Elon Musk. Proprio Musk sarà il più entusiasta di questa tecnologia e diventerà il maggior investitore.

Dicendo società no profit e parlando di grandi imprenditori forse ti sarà venuto qualche dubbio. In realtà OpenAI non nasce con lo scopo di creare e vendere un prodotto AI alle grandi aziende, ma con l’obiettivo di creare un’intelligenza artificiale prima che una bigtec ne brevetti una impedendo ad altre aziende di crearne altre. Così sono stati creati i primi prototipi open source, in modo che tutti potessero copiare e migliorare il programma. Da qui il nome OpenAI che descrive la mission dell’azienda, ovvero creare un’intelligenza artificiale aperta. Stava infatti circolando voce che Google stesse per brevettare un AI che le avrebbe dato un vantaggio enorme sui concorrenti. La presenza di Musk e di grandi investimenti era fondamentale per finanziare il progetto. Nel 2018 viene presentato Chat  GPT. Un momento storico importante rovinato da Musk che decise di sfilarsi dal progetto e togliere fondi all’impresa. Tra le numerose ipotesi sulla ragione per cui l’abbia fatto, la più accreditata sostiene che la causa principale sia stata la paura che i rapidi avanzamenti nell’intelligenza artificiale potessero attrarre investimenti dagli altri settori in fase di sviluppo, come ad esempio l’industria delle auto elettriche, in cui proprio Musk è una figura di riferimento grazie alla sua azienda di automotive Tesla. La sua uscita costrinse OpenIA alla creazione di un’azienda parallela che portasse dei profitti e la rendesse meno dipendente dagli investitori. Nasce così OpenAI LP (Limited Partnership), che commercializza tecnologie di intelligenza artificiale. Lo sviluppo continuò portando sempre più successi e attenzioni sulla società con Chat GPT 2 nel 2019, Chat GPT 3 nel 2020 con la novità della creazione di immagini e di note audio, e il già citato Chat GPT 4 nel 2023, che portò 150 milioni di utenti in pochi mesi e agli attuali 100 milioni di utenti attivi a settimana.

Ad oggi OpenIA è suddivisa in molte aziende con scopo di lucro e viene considerata la costola di Microsoft, che ne detiene il 49%. Questo ha portato Elon Musk a denunciare, sostenendo che la società è nata senza scopo di lucro e con l’obiettivo di creare intelligenza artificiale open source e non un AI da brevettare e commercializzare, come sta invece cercando di fare negli ultimi mesi OpenAI. Le corti di giustizia si esprimeranno, ma per ora questa sembra l’ennesima manovra di marketing da parte di Elon che sta per lanciare la sua AI di nome Grok, che userà i dati di X (ex Tweeter).

 

Dove la si usa?

L’AI è presente in molti aspetti del nostro quotidiano. La troviamo nella sanità, per sviluppare trattamenti o gestire cartelle cliniche; la troviamo nella finanza, per prevedere i mercati; la troviamo nel trasporto, per l’ottimizzazione delle mappe o per l’assistenza alla guida; per servizio cliente, con assistenti virtuali o chatbot; nell’intrattenimento, su piattaforme come Instagram, Youtube, Netflix, ecc.. , per suggerire contenuti che ci potrebbero interessare.

Si sta sperimentando sia nel mondo del lavoro manuale, nei processi produttivi o con la guida autonoma, sia nei lavori creativi con creazione di testi o immagini.

Nel mondo del marketing e della comunicazione l’intelligenza artificiale sta diventando un’alleata sempre più importante. Può fornire informazioni in maniera rapida e completa su qualsiasi argomento, e dialogando, portarti nello specifico delle tue richieste e dei tuoi bisogni. Ti può dare idee sulla creazione di brand o strategie, dati per la creazione di un e-commerce, informazioni legali per facilitare la gestione della tua realtà o codici di programmazione per la creazione e il miglioramento di siti web.

Molti utili anche le AI generative di immagini, come Canva, Playground, Midjourney e molte altre, che creano immagini da zero in base alla descrizione che viene fornita. Se nel testo parli di bambini che giocano a palla con un cane, puoi chiedere all’AI di crearti un’immagine che rappresenti questo momento e lei te la creerà nello stile che desideri (foto, disegno a matita, colorata con acquarelli, ecc…), dandoti la possibilità di correggerla nei punti che non ti soddisfano. Queste immagini potranno poi essere utilizzate liberamente visto che non hanno copyright (per ora).

Cos’è AdCreative?

AdCeative è un’intelligenza artificiale programmata per creare contenuti per le campagne pubblicitarie. In pochi secondi creerà una campagna completa per la piattaforma online che hai scelto, con post, descrizioni e impostazioni pronte da copiare.

Come primo passo va inserito il brand (logo, colori, target, ecc…) per permettere all’intelligenza artificiale di conoscere la tua azienda e darti la soluzione più coerente alla tua immagine. Una volta scelta la piattaforma sulla quale verrà fatta la campagna e con quale scopo, sarà richiesto di inserire l’immagine con cui creare il post. Potrai inserire le tue oppure sceglierne una da iStock, piattaforma per immagini stock che collabora con AdCreative. L’AI suggerirà testi pubblicitari e titoli ad alta conversione da inserire nell’immagine, con la possibilità di eliminarli o modificarli.

Una volta completati questi passaggi l’AI creerà tre sezioni. La prima con decine di immagini diverse contenenti le frasi da te scelte e i colori del tuo brand, da poter scaricare e utilizzare; una seconda in cui ti verranno suggerite descrizioni per i tuoi post o annunci, con testi pubblicitari e titoli ad alta conversione in varie metodologie di copywriting; nella terza ci saranno diverse soluzioni per la compilazione delle sezioni che ti verrà richiesto di compilare nella piattaforma scelta per impostare la campagna (parole chiave, interessi del tuo target, età, ecc…).

La piattaforma dà inoltre la possibilità, collegando l’account sul quale fai le campagne, di analizzare le creazioni, fornendo informazioni come il CTR medio nella categoria del tuo marchio, i colori e le creatività più performanti e molti altri dati utili a capire la qualità del tuo brand.

 

Vantaggi e svantaggi?

Siamo davanti a una rivoluzione, e come ogni rivoluzione saranno necessari dei cambiamenti. Il cambiamento porta alcuni svantaggi come la diminuzione dei tradizionali posti di lavoro in favore di altri che si creeranno. Altri problemi saranno quello relativo alla sicurezza, dal momento che i dati verranno elaborati in base agli input che possono arrivare anche con fini malevoli; la diminuzione della privacy data dalle grandi quantità di dati molto precisi che servono all’AI per elaborare risposte corrette; i costi elevati delle infrastrutture, del mantenimento e dell’alta specializzazione dei tecnici che vi lavorano.

Essa può però dare enormi vantaggi come l’ottimizzazione dei processi ripetitivi e noiosi che può svolgere in maniera più rapida e con meno errori rispetto al lavoro umano. L’AI può inoltre cambiare e personalizzare le esperienze in tempo reale, migliorando la soddisfazione degli utenti (algoritmo Youtube, Facebook, ecc…), e aiutare i processi di ricerca, diminuendo i tempi e fornendo quantità di informazioni in maniera rapida e personalizzata (come per la scrittura di questo articolo).

 

Come si parla correttamente con l’intelligenza artificiale?

Per avere risposte corrette e approfondite è fondamentale impostare la domanda nel modo corretto.

Sarà necessario quindi:

  • Essere chiari: scrivere la domanda in maniera specifica, chiara e completa, inserendo tutti i dubbi che vogliamo siano risolti e non divagando su altri argomenti.
  • Costruttivi: se la risposta fornita non è corretta, aiutare l’AI a capire la nostra richiesta con altri feedback più chiari e specifici.
  • Esaustivi: domande brevi forniscono risposte brevi, domande aperte forniscono risposte aperte, domande dettagliate forniscono risposte dettagliate. Cambia il tuo approccio in base a quello che vuoi sapere.
  • Gentilezza: teoricamente non cambia la risposta dell’AI, ma inserire parole fuori dal contesto (come insulti o parolacce) rende la richiesta meno chiara, portando a considerare quelle parole parte della domanda e inserendole nei suoi calcoli, rendendo più difficile per lei capire la richiesta e fornire una domanda adeguata.
  • Chiedi chiarimenti: “Puoi approfondire questo punto?” o “Puoi spiegare meglio questa parte…?” e lei riprenderà e approfondirà la parte che ti ha fornito nella risposta precedente.

Quali sono le prospettive future?

Quello che impressiona e affascina dell’AI è la sua rapida evoluzione. In pochi mesi vengono risolti problemi e difetti con una veloce e progressiva evoluzione. Ma come sarà in futuro l’AI? La direzione sembra quella di un assistente al nostro fianco 24h. Probabilmente sarà nei nostri smartphone (già lo è in alcuni) e potremmo dialogare in maniera naturale, come se stessimo dialogando con un umano grazie al suo approccio che cambierà in base al nostro stato d’animo, che lei capirà. Se si è giù di morale e servono parole di conforto, lei cambierà il tono di voce e cercherà di trasmettere vicinanza e conforto. Se invece ci servirà assistenza mentre si sta lavorando avrà un tono meno emotivo, dandoci le informazioni che ci servono in maniera completa e immediata. Avrà inoltre la capacità di vedere, grazie alle telecamere dei nostri smartphone o dispositivi, e questo le permetterà di capire il contesto in cui ci troviamo, o leggere eventuali informazioni scritte o visive. Con queste capacità sarà in grado di guidarci in maniera più precisa adattando le risposte alla situazione. Potrà dare consigli estetici, ad esempio se siamo vestiti in modo consono a un qualche tipo di evento; consigli tecnici, ad esempio nella manutenzione di casa e fornendoci istruzioni per l’uso di un determinato oggetto; aiutare nello studio, dialogando per risolvere nostri dubbi o difetti di pronuncia nel caso in cui stessimo studiando delle lingue straniere; tradurre in tempo reale, nel caso in cui fossimo in vacanza in un paese di cui non conosciamo la lingua; riassumere articoli, film, libri, testi, audio, ecc… in pochi secondi; analizzare e confrontare dati o risolvere problemi matematici semplicemente inquadrandoli con il nostro smartphone; aiutare chi è portatore di handicap, grazie all’assistente che vede e sente al posto loro, aiutandoli a comunicare e a muoversi in autonomia.

Queste sembrano prospettive lontane e fantasiose, ma già oggi sono presenti in alcune AI (come Chat GPT 4o) e in via di sviluppo, e ad ogni nuova versione di AI rilasciata da qualche azienda (6 mesi o 1 anno), questi aspetti presentano un miglioramento, con una direzione sempre più precisa e chiara.

Ora pensa ad un momento in cui ti sei trovato in difficoltà o in cui avresti avuto bisogno di aiuto. Immagina: se in quel momento ci fosse stato un assistente AI a tua disposizione pronto a darti tutte le informazioni e consigli utili a risolvere il problema in pochi secondi, ti sarebbe stato utile?

 

Curiosità?

C’è un mito da sfatare. In molte sue uscite, Sam Altman (fondatore e SEO di OpenAI) porta con sé uno zaino azzurro. Questo ha fatto nascere teorie che sostengono abbia al suo interno un pulsante o un qualcosa in grado di distruggere i server dell’intelligenza artificiale in caso di una sua ribellione o di una qualsiasi altra emergenza, un po’ come la valigetta con i codici per le bombe nucleari che portano con sé alcuni capi di stato. Questa teoria è molto affascinante e perfetta per un film di Spielberg, peccato non ci siano notizie a riguardo e sia priva di fonti. Questo fa pensare a una fake news nata e alimentata dalla paura e dalla poca conoscenza di chi parla di AI.

 

E quindi?

Ad oggi, interagire con l’AI richiede un approccio leggermente diverso rispetto alla comunicazione con un essere umano, ma seguendo i nostri suggerimenti puoi ottenere risposte più precise e utili. La cortesia può migliorare l’esperienza, ma la chiarezza e la specificità delle domande sono gli elementi chiave per ottenere le migliori risposte possibili.

L’AI è uno strumento potente che può trasformare rapidamente il mondo in cui viviamo, capire come funziona e quali sono le sue potenzialità può aiutarci a sfruttarla nel migliore dei modi e ad averne meno paura.