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5 errori da non fare con le newsletter

Le newsletter sono uno strumento di comunicazione tanto utile e semplice da utilizzare quanto insidioso e potenzialmente rischioso se non sai dove “mettere le mani”.

Ovviamente, come per tutte le cose, anche le email hanno delle regole da seguire e se decidi di crearle in autonomia non puoi non conoscerle e metterle in pratica. Se non hai voglia di studiare non scegliere il fai da te, ma se ti senti audace e volenteroso di imparare ecco 5 errori da evitare assolutamente quando si crea una newsletter.

Se li conosci, non li commetti!

 

1. Database e mancato consenso

Trovo che questo punto sia fondamentale per la buona riuscita delle tue newsletter. Chi riceve le comunicazione deve volerlo e deve esplicitarlo, altrimenti si cancellerà.

Non mi stancherò mai di ripeterlo: le liste vanno curate e ripulite. A cosa serve inviare una newsletter a un enorme numero di contatti se quelli che aprono e leggono la mail non sono nemmeno un terzo? A niente.

La qualità dei tuoi iscritti viene sempre prima della quantità. È sempre meglio avere una lista con pochi iscritti, ma realmente interessati alle comunicazioni che ricevono piuttosto che un un database grande e poco coinvolto dall’argomento. Nel peggiore dei casi la tua newsletter potrebbe addirittura essere classificata bollata come SPAM da chi non vuole riceverla.

Risultato? Un iscritto in meno e una web reputation un po’ meno buona.

Se hai il timore che il server da cui spedisci sia stato inserito in una black-list puoi provare con vari tool gratuiti online. Basta inserire quell’indirizzo email per avere il verdetto!

Non conta la quantità, ma la qualità.

Cura il tuo database come faresti con una pianta, cioè annaffiandola, tagliando le foglie secche e utilizzando i prodotti giusti, mirati per quel tipo di pianta. Solo così otterrai dei buoni risultati. Con le tua lista di contatti devi fare lo stesso: stimolarla con newsletter periodiche, eliminare i contatti vecchi, inattivi o disiscritti che danneggiano le metriche e non devi spedire comunicazioni generiche ma realizzate ad hoc per quel tipo di lettore.

Breve esempio triste per farti capire, ancora di più, perché devi annaffiare la tua pianta di contatti e tagliarne i rami secchi.

Mi arriva un mail commerciale, controllo il mittente, non lo conosco (quindi non ho dato nessun consenso a ricevere nulla), mi cancello in meno di un secondo.

Parliamo di privacy. Dal 25 Maggio 2018 è entrata in vigore la normativa GDPR (General Data Protection Regulation) che rende necessario informare chi si sta iscrivendo alla newsletter su che fine faranno i suoi dati e per quanto tempo verranno conservati e dove.

Quindi, se non l’hai ancora fatto è assolutamente arrivato il momento di comunicare ai tuoi contatti che possiedi i loro dati, da quanto e per quanto tempo li terrai e chi li utilizza. Se ti autorizzeranno potrai continuare a farlo, altrimenti dovrai cancellarli dal tuo database, senza se e senza ma. Non rimandare ancora questa spinosa ma giusta faccenda: le sanzioni a cui potresti andare incontro sono davvero salate.

2. Errori Grammaticali, immagini sbagliate, link errati

Sbagliare è una delle cose più spiacevoli che possa capitare e te lo dico per esperienza. È vero che errare è umano e a volte ci si trova a scrivere una newsletter dalla tastiera dello smartphone, ma con tutti gli strumenti che abbiamo oggi a disposizione ogni svista è evitabile.

Lettere di una parola invertite per distrazione, l’invio di una comunicazione con l’immagine sbagliata, l’inclusione tra i destinatari di indirizzi che non dovevano esserci e soprattutto gli errori di grammatica .. distrazioni di questo tipo possono essere sintomo di una scarsa padronanza della lingua italiana e minare la buona riuscita di una campagna, quindi massima attenzione.

Scrivi, leggi e rileggi.

Il mio consiglio è quello di creare una sorta di check list, digitale o cartacea, per assicurarsi di aver controllato tutto e non imbattersi più in sviste ed errori. Anche far vedere la newsletter a qualcuno diverso da te, che l’hai creata, può essere d’aiuto. Un occhio nuovo potrà vederla in modo diverso e aiutarti ad individuare delle criticità che tu non avevi notato.

Controllo del testo

Quindi errori di grammatica, costruzione sbagliata della frase, refusi, punteggiatura, formattazione, ecc… Rileggi il tuo testo e aiutati con gli strumenti di correzione che ci sono in quasi tutti i programmi di scrittura. Oppure fallo rileggere a qualcun altro.

Controllo della grafica

L’immagine è quella giusta? La visualizzazione da dispositivi mobile è accettabile? Posso rendere la foto meno pesante? Le frasi in sovra impressione si leggono? Le immagini hanno il testo alternativo, tag “alt”?

Controllo dell’efficacia

I link nei testi e nelle immagini sono esatti? L’oggetto è abbastanza accattivante? Hai provato a crearne altri per capire quale funziona meglio?

Alcuni software mettono a disposizione degli strumenti per effettuare dei test, tra cui l’open link checker e la possibilità di effettuare test A/B per verificare quale oggetto è più efficace.

Una volta completato il controllo da check list resta ancora una cosa da fare per essere sicuri al 100% che tutto funzioni come deve: fare un invio di prova a sé stessi.

3. Non definire una periodicità

Se vuoi dare un servizio di comunicazioni periodiche, cioè le newsletter, è fondamentale che tu abbia qualcosa da dire. Ecco perché è importante stabilire una strategia prima di iniziare, decidere l’argomento su cui focalizzarsi di più, quando inviare le comunicazioni e ogni quanto, ecc…

Non definire una periodicità, cioè inviare a caso, significa non sapere cosa fare o saperlo poco. Dovresti cercare di mantenere sempre vivo l’interesse dei tuoi contatti, di non lasciare loro il tempo di dimenticarsi di te.

Una volta a settimana, due volte al mese, con quale frequenza lo deciderai tu, l’importante è mantenere l’impegno e non scomparire per troppo tempo, altrimenti i tuoi contatti si disiscriveranno alla prossima news che riceveranno perché non vi riconosceranno più.

L’obiettivo numero uno per riuscire nell’intento è conoscere il tuo target, quindi le loro abitudini, la loro età, i loro interessi ecc… In questo modo sarà più semplice anche decidere quando e quanto spedire.

Basta un po’ di impegno e studiare i numeri. Il fine di una campagna di email marketing è quella di farsi almeno leggere, no?

4. Non organizzare i contenuti

I contenuti vanno pensati, preparati e raccontati con un ordine.

Partiamo dall’alto: l’oggetto. È l’amo con cui catturare l’attenzione del lettore tra le tante email presenti nella casella di posta, fatti notare con prepotenza rispetto a tutti gli altri utilizzando un bell’oggetto.

Meglio scartare quelli composti da un’unica parola, o quelli che riassumono troppo il contenuto della newsletter: prova a stupire con un oggetto divertente e misterioso, che catturi l’attenzione senza svelare tutto.

Passiamo al contenuto vero e proprio: nelle prime righe devi mettere le informazioni più importanti, ecco perché il primo paragrafo deve essere il più chiaro e interessate possibile.

Lo sai che solitamente gli utenti che leggono sullo smartphone fanno in media per 3 scrollate prima di scorrere totalmente verso il basso? Ecco perché è importante inserire le informazioni chiave in alto, per essere sicuri che arrivino alla vista di tutti i tuoi contatti.

Attenzione, questo non significa che il resto del contenuto possa essere trascurato. Devi organizzare in modo intelligente e strategico tutto il corpo dell’email per cercare di mantenere l’attenzione più viva possibile.

Le immagini sono delle alleate fantastiche per mantenere viva l’attenzione e veicolare le informazioni più salienti, perché saltano subito all’occhio.

Aggiungi un testo alternativo (tag “alt”) con la descrizione dettagliata di ciò che si vede in ogni immagine, così anche se non si dovessero caricare, l’utente potrà leggere il contenuto.

Attenzione a non mettere troppe foto: la newsletter potrebbe essere considerata spam se il materiale grafico supera il 70% del totale.

5. Non guardare le statistiche

Come fai a sapere se quello che hai fatto funziona se non controlli le statistiche?

Il monitoraggio delle tue campagne di email marketing è l’unico strumento che hai per capire se il lavoro ha portato i suoi frutti: le conversioni.

Una prima analisi d’insieme, di solito, la fornisce il software da cui hai inviato la newsletter con le sue statistiche. Qui potrai conoscere il tasso di apertura (open rate), cioè quante persone hanno aperto e letto ciò che gli hai spedito e la percentuale di click (click rate), cioè in quanti hanno cliccato sui link che hai aggiunto.

Inoltre scoprirai in quanti sono stati rimbalzati, cioè quegli utenti a cui hai inviato la newsletter ma che non l’hanno ricevuta per diverse possibili ragioni (hanno inserito il tuo indirizzo in black list, ci sono problemi con i server, non aprono le tue comunicazioni da tanto tempo…) e chi ha deciso di disiscriversi.

Come ti spiego anche in questo articolo anche Google Analytics è tuo alleato, perché ti permette di capire se la tua newsletter ha creato le conversioni sperate. Grazie ai parametri UTM, cioè dei contenitori di informazioni che si aggiungono ad un indirizzo web per segmentare il traffico verso un sito web in base alla fonte, Analytics consente di conoscere la fonte, appunto, e il mezzo da cui provengono.

Tutte queste informazioni dovrebbero diventare la principale unità di misura su cui ti basi per capire se quello che stai facendo è gradito dal pubblico che vorresti trasformare in clienti.

 

Ora che sai cosa non devi assolutamente fare con le newsletter, non potrai più sbagliare!